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"Gli esordi in pittura di Gillo Dorfles risalgono intorno al 1935, quando realizza una serie di dipinti eseguiti con la raffinata tecnica della tempera grassa all'uovo; in essi una spiritualità diffusa anima paesaggi misteriosi, dove vitali enigmatiche presenze aleggiano in composizioni simboliche surreali rivelando forze, tensioni, entità quali elementi fondamentali di un mondo sottostante alla realtà tangibile: preludio allo sviluppo di varie forme espressive poi approfondite, dipinte da Dorfles nei decenni successivi. Tutto questo mondo ermetico, misterioso e fantastico che lo caratterizza era già racchiuso nelle tre figure che il giovane Dorfles aveva disegnato a china, a vent'anni, su un foglietto che porta la data 1930: un vero e proprio significativo incunabolo della sua produzione. L'originalità di questo lavoro consiste nel fatto che le tre complesse figure biomorfiche, emergendo da uno sfondo nero, emanano una vitalità enigmatica e coinvolgente: sono i suoi primi curiosi personaggi le cui espressioni e membra al confine tra il mondo animale e vegetale, oltre che umano, sembrano avere la funzione di captare, come antenne tese nello spazio, i rapporti di forza e le tensioni che regolano la vita. Queste creature tipiche della sua espressione artistica nascono, come lo stesso Dorfles ebbe modo di raccontarmi, da un substrato inconscio formatosi nell'adolescenza osservando alcuni disegni analoghi che suo padre si compiaceva di schizzare..." (Franco Bernabè)